lunedì 20 febbraio 2017

Liberiamo l'aria

E’ lo slogan della regione Emilia Romagna per promuovere iniziative di sensibilizzazione e misure volte al miglioramento dell’aria che respiriamo. Detta così si tratta certamente di un’iniziativa lodevole, il problema, dal mio punto di vista consiste nel metodo. La misura principale sulla quale si basa questa campagna è la limitazione del traffico privato per i veicoli che non rispettano le ultime normative sulle emissioni. Perché non credo che questa misura possa essere utile? Innanzi tutto il problema principale degli inquinanti è riconosciuto da tutti gli esperti nelle concentrazioni di polveri sottili: bene, il traffico stradale è responsabile in minima parte di queste emissioni, come risulta anche da questo articolo https://aspoitalia.wordpress.com/2015/12/30/inquinamento-il-colpevole-nascosto/, e le limitazioni per i veicoli più datati è poco più di un palliativo per la riduzione dell’inquinamento, mentre spinge molte persone a cambiare la propria auto, anche se ancora perfettamente funzionante, per passare ad un nuovo modello, usufruendo anche di incentivi, solo per poter circolare liberamente. Bene, così si incentiva anche l’economia! Fermiamoci a pensare un attimo. Stiamo rottamando un veicolo perfettamente funzionante per sostituirlo con un altro che, nella migliore delle ipotesi, avrà emissioni che sono la metà di quello precedente; ma come risulta dall’articolo precedentemente menzionato, ed anche da molti altri, la responsabilità del traffico automobilistico è valutabile in circa il 25% delle emissioni totali e di queste oltre la metà è attribuibile al consumo dei pneumatici, dell’asfalto, delle pastiglie dei freni ed altro che non dipende dal fatto che il nostro veicolo non rispetta le ultime norme sulle emissioni. Ma questo miglioramento, pressochè irrilevante, nelle emissioni quanto lo paghiamo? Quanto costa, in termini di emissioni e di impatto ambientale, la demolizione di un’automobile? Quanto costa costruirne una nuova? Purtroppo non ho trovato studi che approfondissero questo aspetto (certamente non sarebbero sponsorizzati dalle industrie automobilistiche), ma a sensazione direi che l’impatto ambientale per la demolizione di un veicolo e la produzione di uno nuovo è qualche ordine di grandezza maggiore del risparmio di emissioni che permette il veicolo più moderno.
E allora? Ci rassegniamo? Io non sono un esperto di questo settore, ma qualche riflessione si può fare.
Interventi sul traffico: l’obiettivo principale sarebbe quello di diminuire il traffico privato e favorire il trasporto pubblico, o favorire l’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti in città; belle parole, ma si sta tentando di farlo da tempo con scarsi risultati. Perché non promuovere l’adozione dell’orario continuato nelle fabbriche e negli uffici, magari con qualche incentivo di tipo fiscale per le aziende che aderiscono? Si otterrebbe il risultato immediato di dimezzare gli spostamenti e di favorire l’utilizzo della bicicletta (se uno deve coprire 4 volte al giorno un tragitto casa lavoro di 7 km, pensando di doverlo fare 2 volte in estate in pausa pranzo con oltre 30  gradi, avrà molte difficoltà ad usare la bicicletta, ma se fossero 2 volte ed in ore più fresche ci potrebbero essere molte più persone spinte a farlo).
Interventi sui veicoli: il diesel gate dovrebbe averci insegnato qualcosa. Non sono un esperto, ma la Volkswagen non ha certo sostituito il motore dei suoi veicoli per farli rientrare nelle rigide normative americane; questo significa che è possibile agire sui motori (rimappatura centraline, introduzione di filtri antiparticolato, ecc) per renderli meno inquinanti. Oggi è possibile  trasformare anche i motori diesel in alimentazione a GPL e metano (molto meno inquinanti). Gli incentivi dovrebbero essere utilizzati per queste trasformazioni e non per spingere alla sostituzione di veicoli ancora validi (senza considerare il fatto che a volte si sostituisce un veicolo di piccola cilindrata con uno di cilindrata maggiore più inquinante del precedente anche se appartenente alla migliore classe Euro).
Interventi sul riscaldamento: come si è visto il maggior responsabile dell’inquinamento da polveri è il riscaldamento domestico e principalmente quello che utilizza biomasse; la cosa più paradossale è che tali tipi di combustibile sono anche incentivati: chi sostituisce una caldaia a metano con una a pellet può detrarre dalle tasse il 50% della spesa. Anche in questo caso gli incentivi non dovrebbero essere distribuiti a pioggia, ma solo dimostrando che il nuovo impianto dà effettivamente dei vantaggi ambientali quantificabili e superiori ad una certa soglia. Si dovrebbe inoltre favorire la diffusione dei dispositivi a pompa di calore, soprattutto se abbinati ad impianti fotovoltaici per la  produzione di energia elettrica.
Queste riflessioni non hanno la pretesa di essere esaustive, sono state redatte documentandosi semplicemente da quanto offre la rete, non sono frutto di uno studio scientifico, ma vorrebbero essere uno spunto di riflessione per analizzare in modo critico quanto ci viene propinato quotidianamente.



Il tarlo

Il tarlo: quel dubbio che ti si insinua nella mente piano piano, senza che nemmeno tu te ne renda conto e che ti fa vedere le cose da un diverso punto di vista. Quello che sembrava così ovvio non lo è più; il dubbio si insinua sempre più a fondo.

Questo blog vuole essere uno spazio nel quale discutere di questi dubbi, con la speranza di trovare delle risposte.